A Luriano (comune di Chiusdino) e non distante da San Galgano, si trova il Mulino delle Pile, conosciutissimo testimonial del “Mulino Bianco” della Barilla.
Il mulino oggi chiamato delle “pile” ha conosciuto diverse attività e nel tempo ha avuto tre nomi: Mulino e gualchiere del comune di Chiusdino, Mulino delle Pile e Mulino Bianco.
Il mulino delle pile è stato costruito forse all’inizio del 1200 è stato di proprietà del comune di Chiusdino. La caratteristica che rendeva molto particolare questo mulino è stata il suo utilizzo.
Infatti il Mulino Bianco non era usato solo per il grano, ma veniva utilizzato anche per lavorare le stoffe e renderle più consistenti. il nome del “Il Mulino delle Pile” deriva dai recipienti di pietra chiamati “pile” dentro i quali venivano battute le stoffe attraverso una ruota idraulica che azionava il meccanismo di battitura. Dentro queste “pile” le stoffe erano immerse in una soluzione apposita per infeltrirle e renderle sode e consistenti.
Dal 1990 al 1995 tutta la struttura è stata il testimonial per la pubblicità televisiva del Mulino Bianco.
Oggi è un agriturismo che si stende per 12 ettari nel Parco Naturale della Val di Merse, e un ristorante tipico toscano, che propone menù stagionali ricco di prodotti aziendali km0 e soprattutto prodotti locali.
La struttura, bella ed imponente, non è bianca come la vediamo in TV ma è totalmente in pietra.

Cosa vedere nei dintorni
Abbazia di San Galgano

Per arrivare all’Abbazia di San Galgano si deve prendere la Superstrada Grosseto-Siena.
L’Abbazia si trova nel comune di Chiusdino, che è un piccolo paese di origine longobarda che poggia sulla cima delle Colline Metallifere.
La storia dell’abazia inizia nel 1220 quando i monaci Cistercensi cominciarono la sua costruzione che si concluse nel 1268. Fu il vescovo Ildebrando Pannocchieschi che chiamò i monaci cistercensi per costruire un monastero dedicato a San Galgano.
Questo progetto inizia con il beneplacito degli imperatori Enrico VI, Ottone IV e Federico II che concessero molti privilegi all’Abbazia, compreso il diritto di trarne guadagno in monete.
Dopo cento anni di grande splendore ne seguì un lenta decadenza dovuta alla carestia prima e alla peste poi.
Chi passeggia tra queste rovine senza tetto avverte una grande energia.
La mancanza del tetto rende la Abbazia di San Galgano una costruzione quasi unica perchè è come avere una grqande finestra spalancata verso il cielo.
All’interno della chiesa oramai sconsacrata non esiste più alcun pavimento ma si cammina sulla terra battuta che in primavera diventa un bellissimo prato che la rende ancora più “leggendaria”.
La leggenda vuole che il tetto che una volta era di piombo, pare sia stato smantellato e venduto nel 1500 dai monaci per ripagare i loro debiti.La causa più nota
Ma recentemente, L’Accademia San Galgano, ha smentito questa leggenda pubblicando il testo di un documento storico:
“Il tetto della chiesa dell’abbazia, che era fatto di trabeazioni lignee e di laterizi, in realtà crollò a causa di un progressivo indebolimento delle strutture – più volte denunciato durante il corso del XVII e del XVIII secolo – che non sostennero il crollo su di esse del campanile, avvenuto nella mattina del 22 gennaio 1786“
(Archivio di Stato di Firenze,Affari del patrimonio ecclesiastico di Volterra)
L’Abbazia di San Galgano è aperta tutti i giorni dalle 9:00 al tramonto.
La spada nella Roccia

Sempre in Toscana, a circa 30 km da Siena dove storia e spiritualità si intrecciano nell’Eremo di Montesiepi.
Vicino l’Abbazia di San Galgano c’è un sentiero in salita vi arriva fino all’Eremo di Montesiepi in 5 minuti di passeggiata dove è custodita “La spada nella Roccia”.
In questi luoghi San Galgano, dopo una vita di violenza e combattimenti, decise di gli abbandonare le armi e diventare Cavaliere di Dio.
All’interno dell’eremo c’è una grande pietra di marmo dove è conficcata la spada nella roccia, proprio come la mitica Excalibur.
L’Eremo di Montesiepi conserva questa reliquia e il suo mistero.
Questa spada nella roccia o spada di San Galgano si trova all’interno della cappella (la “Rotonda” per via della sua forma circolare), protetta da una teca di vetro
Qualche anno fa uno “stolto” credendo forse di essere l’incarnazione di Re Artù, tentò di estrarre la “La spada nella Roccia” rompendola all’altezza dell’elsa! Da allora è stata messa la teca in vetro per protegge la spada dalla stupidità umana.
L’Eremo di Montesiepi è aperto tutti i giorni dalle ore 9:00 fino al tramonto e l’entrata gratuita; ogni domenica mattina alle 11:30 si svolge la Santa Messa.
